L’Unione europea ha istituito per oggi l’Equal Pay Day, un’iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica, le aziende, i manager e tutta la business community sul gender pay gap.
Studiando gli stipendi orari medi nei paesi dell’Unione è emerso che le donne guadagnano 84 centesimi ogni euro incassato dagli uomini. La differenza tra le retribuzioni di donne e uomini è del 16,3% pari a 59 giorni lavorativi: da oggi fino alla fine dell’anno è come se le donne lavorassero gratuitamente.
Il gap cresce con l'età: ad esempio, in Finlandia, si passa dal 6,3% per le under 25 a oltre il 25% per le over 64.
Dal 2006, in cui si registrava un 17,7%, i miglioramenti sono stati minimi. In Italia il gap è pari al 7,3%.
Come spiegano i commissari Thyssen (Lavoro) e Jourova (Giustizia), questa ingiusta ed ingiustificata differenza si trasforma poi, nel lungo termine, in un gap pensionistico ancora più significativo del 39% dovuto anche alla maggior probabilità delle donne di avere carriere a intermittenza.
Cadono anche le possibili critiche: non si può attribuire il minor stipendio al maggior ricorso al part-time, in quanto i calcoli sono stimati sulla paga oraria. Il gap, inoltre, si registra anche agli inquadramenti più alti, negando la giustificazione legata alle posizioni in media meno qualificate svolte dalle donne. E' invece evidente la difficoltà per una donna di scalare la piramide delle professioni: tra gli ad meno del 3% sono donne.
Infine, occorre considerare il maggior tempo dedicato dalle donne ad attività non retribuite come la cura della casa e dei figli.
Il Gender Gap è un problema internazionale. Ecco come ne parla la pubblicità, in Italia e all’estero.
Secondo il sondaggio Eurobarometro, un europeo su tre ritiene che, tra le ineguaglianze uomo-donna, quella sugli stipendi sia la prima da affrontare con urgenza. A seguire, la lotta ai preconcetti sull’immagine e sui ruoli di uomini e donne e quindi l’esplosione della violenza verso le donne.Su entrambi i temi si è concentrata la campagna biennale di Pubblicità Progresso "Punto su di te" con l’obiettivo di sensibilizzare e ottenere la partecipazione attiva di tutti per far si le donne vengano valorizzate in termini di maggiore rispetto, stima e opportunità.
La prima fase ha sollevato il problema della discriminazione sessuale, affrontando in modo originale i vari volti della discriminazione (sul lavoro, in famiglia, nelle relazioni di coppia etc.) partendo dal concetto che la prima forma di discriminazione consiste nel negarne l'esistenza.
L' identificazione ed il riconoscimento della stessa è, infatti, la prima condizione per poterla definitivamente combattere.
Nella seconda fase viene denunciato un atteggiamento altrettanto discriminatorio riguardo al salario da parte di head hunter e datori di lavoro.
Con un linguaggio creativo memorabile viene fatta rilevare la discriminazione salariale che le donne subiscono.
Il messaggio chiaro e diretto viene riproposto anche attraverso la campagna stampa: “Essere una donna è ancora un mestiere complicato. Diamogli il giusto valore”.
